Mondo Tram
IL TRAM DEL SABATO di Filobustiere

Ogni sabato appuntamento con un'immagine di tram e la sua storia

4 Novembre 2006: le mie vacanze tra(m)viate in Belgio (Terza parte)

 

Eccomi dunque con un pizzico di emozione entrare con la mia occasionale Mercedes classe A in Thuin, anonimo villaggio del Belgio, che dovrebbe custodire nientedimeno che le memorie della colossale SNCV. Transito sotto i platani che dividono la strada principale del paese dal fiume che apprenderò chiamarsi Sambre però al femminile. Da un battello ormeggiato in forma stabile, proviene uno stuzzicante profumo di cipolle che lo identifica come un ristorantino galleggiante. Percorro un breve viale a ritroso ed arrivo in una radura segnata da vari binari paralleli a scartamento metrico e da un dignitoso capannone che ne anticipa un secondo retrostante.

Ecco il Museo dell'ASVI (Associazione per la Salvaguardia delle Vicinali), aperto e pronto ad accogliere i pochi visitatori. Insomma il rimpiattino che ho fatto con il calendario per beccare il giorno giusto, ha dato i suoi frutti. Un arzillo anziano addetto alla biglietteria mi cede per pochi euro, un biglietto completo ossia valido sia per l'esposizione, sia  per la "promenade" che tuttavia si effettuerà con un'ora di ritardo sul previsto, per raccogliere qualche passeggero in più. Intanto mi tuffo nella visita innanzitutto raggiungendo la terrazza del padiglione per fare una foto panoramica per MT (vedi foto 1). Appagato dal panorama, sposto la mia attenzione ad una vetrina dove è stato allestito un plastico tranviario (vedi foto 2) che trovo molto bello. Poi inizio la mia vera e propria passeggiata tra i tram incominciando da quello a vapore (vedi foto 3). Perbacco, risale al 1888 ed è la più antica locomotiva delle ferrovie vicinali. Il costruttore fu "Metallurgique Tubize" e la vettura non è marciante. Mi fa venire in mente l'immagine sbiadita del tram a vapore che si arrampicava per Salvator Rosa a Napoli. Un tram adiacente mi distrae da quello a vapore (vedi foto 4). E' il primo tram elettrico della compagnia risalendo al 1898 di costruzione "Electricitè et Hydraulic".

Una vettura dal bel colore bleu mi affascina. La trovo somigliante a qualche esemplare della vecchia flotta napoletana: non è un caso che Charleroi si trovi da queste parti e che i Belgi "trammizzarono" mezza Italia diffondendo ovunque il loro stile. E' la matricola 9515 costruita da Roeulx nel 1915: contava due classi di cui la prima con i sedili in elegante giunco e la seconda in legno (vedi foto 5).  A questo punto non posso fare a meno di precipitarmi presso una rossa PCC che immagino proveniente dagli Stati Uniti (vedi foto 6). Niente di più sbagliato o perlomeno, non del tutto esatto. Raccontiamone la singolare storia. Nel 1947 arriva da Saint Louis in Usa, un prototipo di PCC da usare per esperimento. Il modello viene ritenuto assolutamente avveniristico e ne viene proposta la costruzione di una piccola serie su licenza. Nel 1950 nasce dunque il gruppo 10395/10419 costruito nelle Officine di Bruge ed impiegato sul territorio di Charleroi. Dopo un primo utilizzo che suscita tanti entusiasmi, l'utenza ed il personale incominciano a giudicare le vetture troppo moderne e come tali inadatte ad un uso per così dire rurale. Nel 1960, la Direzione esasperata per le proteste, vende il lotto alle tranvie di Belgrado. Gli animi si tranquillizzano e tutti sono contenti: sorprendente. Nel 1986 il Museo di Thuin ne ricompra da Belgrado la matricola 10409 che, opportunamente restaurata e resa marciante, costituisce il rosso gioiello della collezione. L'immagine del posto di guida (vedi foto 7) con i pedali per l'acceleratore ed il freno al posto dei comandi tradizionali, ci può dare un esempio circa le innovazioni applicate a questo tram.

E' passato del tempo senza accorgermene. Siamo dunque pronti per la passeggiata in tram. La vettura scelta è la 10308 costruita da Baume e Marpent nel 1942 e dotata di 4 assi: modello che da queste parti chiamano "standard metallique" (vedi foto 8). Partiamo per la nostra passeggiata incontrando diversi ingombri di auto sul binario in quanto il transito è solo occasionale. Il conducente è un personaggio mitico del Museo: lo ritroverò nel DVD acquistato allo shop con riprese di 15 anni prima. Il suo aspetto non è cambiato affatto; la cura del tram dunque mantiene giovani. Siamo accompagnati anche da un altro anziano signore dell'ASVI che agli incroci scende e blocca il traffico delle auto. Conio subito un neologismo: il passaggio a livello umano. Purtroppo dopo meno di un chilometro la nostra corsa si arresta. Incredibile: hanno rubato il filo di alimentazione. Vi risparmio i commenti e i paragoni che in quel momento mi vengono in mente.

Mi unisco alla protesta degli altri passeggeri delusi e tesa a far uscire dal deposito un Autorail cioè un tram a gasolio e come tale non dipendente dall'alimentazione. Ci riusciamo rientrando indietro e prelevando dal capannone-officina a tergo del Museo, l'Autorail n. 86 del 1934 (vedi foto 9). Ma anche questa corsa, benchè più lunga, si arresterà all'improvviso. Il caldo di Luglio ha deformato le rotaie. Mentre si spostano i comandi per tornare indietro, dall'adiacente ferrovia passa un lungo convoglio merci trainato da un locomotore francese (non belga) e stracarico di rotoli della famosa banda stagnata. Proprio quella che si produceva a Bagnoli (Napoli) e che per motivi per me inspiegabili, fu liquidata qualche anno fa con la chiusura dell'industria Italsider.

Una breve sosta alla boutique del Museo conclude la mia bellissima mattinata. Ho conosciuto la realtà dell'ASVI con il suo Museo che ignoravo; ho visto gente carica di entusiasmo che mantiene in vita questa collezione con solerzia e dedizione; resterà scolpita nella mia mente l'immagine della figliola ventenne dell'uomo del passaggio a livello, che lucidava con degli stracci l'Autorail. Il suo movimento mi ricordava quello conferito alla mano della padrona mentre accarezza il cagnetto di casa.

Vado via colpito da un pensiero improvviso: anche a Napoli avevamo in un certo senso le "vicinali": si chiamavano Tranvie Provinciali. Collegavano il capoluogo con i suoi numerosi comuni rurali. Anche noi avremmo potuto conservare qualche esemplare di quella flotta. Mah! Sarà meglio che continui il mio viaggio.

Tutte le foto by Filobustiere

Arrivederci al prossimo TdS per la quarta ed ultima parte delle mie vacanze tra(m)viate in Belgio

Grazie dell'attenzione e buona domenica a tutti i trammofili d'Italia dal Vostro

Filobustiere

link: www.asvi.be


FOTO 1

 

FOTO 2

 

FOTO 3

 

FOTO 4

 

FOTO 5

 

FOTO 6

 

FOTO 7

 

FOTO 8

 

FOTO 9

 

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