LE LINEE IN DETTAGLIO
La linea 6 per Legnaia e 6 barrato per Monticelli, decurtate di metà
del loro percorso, partono adesso dal capolinea a binario tronco di
Piazza Santa Maria Novella, insieme alle linee 36 per il Galluzzo e 37
per Tavarnuzze.
L’altra metà della linea 6, da Santa Maria Novella a Via Villari è
servita da autobus recanti lo stesso numero di linea: i passeggeri
diretti verso il Duomo, Piazza San Marco ed oltre sono obbligati al
trasbordo, ma non al pagamento di un secondo biglietto (la tariffa
oraria è completamente ignota).
Da Piazza Santa Maria Novella i tram si avviano verso l’Arno lungo Via
dei Fossi, percorsa in buona parte su binario unico. Traversato
l’Arno sul nuovo Ponte alla Carraia, in Piazza Nazario Sauro i tram
“battono lo scambio”, come si diceva allora, e si immettono in Borgo
San Frediano, ancora su binario unico. La svolta a destra verso il
Borgo è regolata da un semaforo tranviario a tre luci, se non sbaglio
l’unico della rete fiorentina. Il tram prosegue poi fino alla Porta di
San Frediano, che la presenza della rete area di alimentazione
impedisce di chiudere omai da decenni (analoga situazione si verifica
a Porta Romana). All’altezza di Piazza Pier Vettori la linea 6 si
congiunge alle linee 26 e 27, provenienti dal Ponte alla Vittoria.
Alla sinistra, ove ora si trova il supermercato Esselunga, è situato
il deposito tranviario di Via Pisana, già in funzione ai tempi del
tram a vapore per Signa, come testimonia la grossa cisterna
dell’acqua. Le tre linee operate da questo deposito proseguono poi
verso i rispettivi capolinea: la 6 si arresta ai limiti dell’abitato
urbano, mentre la 26 e la 27 proseguono per Casellina e Scandicci,
all’epoca ancora “località di campagna”.
Da Piazza Santa Maria Novella sono in partenza anche le linee 36 per
il Galluzzo e 37 per Tavarnuzze.
Queste due bellissime linee percorrono lo stesso itinerario del 6 fino
a Piazza Nazario Sauro, poi imboccano la lunga Via dei Serragli,
confine tra i quartieri di Santo Spirito e San Frediano; il primo
tratto, fiancheggiato da palazzi illustri per nome e storia, è a
binario unico fino all’incrocio con Via Sant’Agostino, ove la linea si
sdoppia. Da qui il tram prosegue fino alla grande mole di Porta
Romana, per poi salire senza affanni lungo il Poggio Imperiale. Al
termine della salita una volta la linea si biforcava, ed i tram
diretti al Piazzale Michelangelo imboccavano il Viale Torricelli; ora
il tram curva a destra per Via del Gelsomino, ove poche decine di
metri più avanti è situato l’omonimo deposito, una volta utilizzato
per le tranvie del Chianti, e prosegue poi lungo la via Cassia.
L’Autostrada del Sole non entrerà in funzione per otto anni ancora ed
il traffico automobilistico sempre crescente rende purtroppo
impossibile il mantenimento della linea tranviaria a binario unico
lungo questa importantissima arteria che assorbe tutto il traffico
verso Siena e Roma: alla curva sotto la Certosa, dove le rotaie sono
posizionate sulla sinistra guardando verso Sud, le auto e camion
diretti a Firenze sono costretti a brusche sterzate, trovandosi
all’improvviso davanti al cofano la grossa sagoma di una Radiax o di
una Grondona benché i manovratori scampanellino generosamente. Con la
chiusura di queste due linee scompare l’ultimo tratto delle Tranvie
del Chianti, di cui oggi si auspica da più parti il ripristino.
La lunga e tortuosa linea 8 unisce Gavinana all’Ospedale di Careggi,
tragitto ancora oggi coperto in buona parte dall’autobus che ne ha
ereditato il numero. Il capolinea sud è situato nella località una
volta denominata “Colonna”, nome in seguito dimenticato; passato
l’Arno sul Ponte San Niccolò, si prosegue per Piazza Beccaccia, Viale
Mazzini, Via Masaccio, Viale dei Mille, Piazza delle Cure, Viale Don
Minzoni, Piazza della Libertà, la Fortezza, Via del Romito, Piazza
Dalmazia e Viale Morgagni.. La linea, l’ultima introdotta a Firenze
nel 1953, si snoda su un percorso complicato e caratterizzato da
continui passaggi in contromano. Nonostante serva una vastissima area
della città, il numero dei passeggeri è limitato dal mancato
attraversamento di Piazza Stazione. A causa della sua lunghezza e del
tempo necessario per andare da un capolinea all’altro, oltre un’ora, i
Fiorentini hanno subito definito questa linea “La Transiberiana”.
La linea 17, vera linea di forza del trasporto urbano fiorentino (su
di essa sono stati impiegati per anni i mezzi più moderni, dai tram
ricostruiti agli autobus bipiano) ha perduto parte della propria
importanza in conseguenza della deviazione sul nuovo itinerario
Stazione – Piazza Indipendenza – Piazza Libertà, approssimativamente
parallelo a quello forzatamente abbandonato, ma con la fondamentale
esclusione di Piazza Duomo.
Questa linea è ora l’unica sulla quale possano circolare ancora le
motrici monodirezionali, ma fino all’ultimo giorno vi prestano
servizio anche le bidirezionali di vecchio tipo (la notte del 20
gennaio 1958 l’ultima corsa verrà effettuata proprio con una vettura
di questo tipo); l’anello di ritorno nel quartiere di San Gervasio si
snoda lungo diverse strade, quello delle Cascine è situato in un bel
prato, a fianco della Facoltà di Scienze Agrarie, dietro l’attuale
chioschetto bar. Qualche anno più tardi l’area verrà edificata e del
vecchio capolinea si perderà la memoria. Anche il vicino capolinea di
Piazza Puccini, ove si attestano numerose corse, è dotato di anello di
inversione. Dopo la chiusura il 1° ottobre 1957 di tutte le linee
superstiti, il 17 continuò il suo servizio per tre mesi e venti giorni
ancora.
La linea 19, che, trasformata da circolare in linea ad U, ha perduto
la distinzione tra numero nero e numero rosso, compie certamente il
percorso più bizzarro. Abbandonato il fondamentale tratto Piazza
Stazione – Duomo – Lungarni – Piazza Piave, la linea parte adesso dal
Lungarno Serristori, all’altezza di Piazza Demidoff, in prossimità del
cantiere del Ponte alle Grazie, la cui ricostruzione è quasi
terminata, e prosegue lungo il fiume fino a Piazza Ferrucci. Non
esistendo svolta a destra verso il Ponte San Niccolò, e non volendosi
installare gli scambi per i pochi mesi di esercizio ancora previsti,
il tram oltrepassa la piazza ed impegna per un breve tratto, adiacente
all’attuale Hotel David, la sede riservata del Viale dei Colli,
opportunamente ripulita e riportata in esercizio: qui il manovratore
scende e si porta all’altro capo della vettura, mentre il bigliettaio
ruota l’asta della presa di corrente. A questo punto il tram riparte
in direzione opposta, si porta sui binari della linea 8, proveniente
da Via Giampaolo Orsini ed attraversa il Ponte San Niccolò, dotato di
spartitraffico centrale, sul quale insistono la palificazione a doppia
mensola per le due linee tranviarie e per la filovia 23, proveniente
dal Lungarno della Zecca Vecchia e Pecori Giraldi, ed i lampioni a
stelo dell’impianto di illuminazione al neon.
L’anello di luce che circonda ora il centro storico desta ammirati
commenti a Firenze, nota per essere la più buia tra le grandi città
italiane del tempo.
Tram e filobus dominano la scena e l’intrico dei “fili” all’incrocio
tra il Ponte, i Lungarni ed il Viale Amendola è notevole.
Il tram prosegue poi per Piazza Beccaria passando per il Viale
Amendola, dopo avere superato lo scambio per Via Fra’ Giovanni
Angelico, utilizzato dalle vetture dirette al deposito di Via Aretina,
ove si sta provvedendo alla demolizioni dei grandi capannoni.
Oltrepassata dal lato esterno Porta alla Croce (mentre la vecchia
circolare passava dal lato interno), il tram prosegue per Piazzale
Donatello, dove la linea si biforca e lambisce da ambo i lati il
suggestivo Cimitero degli Inglesi, raggiunge Piazza Isidoro del Lungo
(la vecchia Piazza Torino), dove la linea 17, proveniente da Piazza
Savonarola, si innesta sul percorso della ex-circolare, continua fino
a Piazza della Libertà, che viene attraversata in entrambe i sensi sul
lato interno, ed imbocca il Viale Lavagnini, a metà del quale il 17
svolta verso Via Santa Caterina d’Alessandria, diretto verso Piazza
Stazione, che il 19 raggiunge a sua volta passando per la Fortezza e
Via Valfonda. Il capolinea è situato di fianco al lato arrivi, ove
un raccordo consente l’inversione di marcia. La manovra viene
effettuata prontamente ed il tram si porta sul binario esterno onde
lasciare libero il binario interno, che viene utilizzato dai tram
delle linee 26 e 27, provenienti da Via Fiume, talvolta dotati di
rimorchio. Queste ultime proseguono, insieme al 17, per Via Jacopo
da Diacceto e Viale Rosselli fino a Porta al Prato (ove il 17 impegna
in ambo i sensi Via delle Porte Nuove e Via Toselli) e al Ponte della
Vittoria, all’epoca più stretto (i marciapiedi occupano parte
dell’attuale sede stradale) e diviso in due carreggiate da uno
spartitraffico centrale dotato di palificazione a doppia mensola, in
modo analogo al Ponte San Niccolò. Passato l’Arno, i tram si immettono
in Via del Ponte Sospeso e proseguono verso le due località di
Scandicci e Casellina, non ancora trasformate in quartieri-dormitorio.
Al contrario di quanto succede sulle altre linee, costrette ad
effettuare le fermate su ambo i lati, le vetture sono di solito dotate
su un lato di cancelletti a barre, che vengono riposizionati sul lato
opposto al capolinea. |