Ab Omnibus ad Unicum - di nonno Nino
Piccole storie sui trasporti di Napoli che si riferiscono ad un arco di tempo che va dai
primi Omnibus a cavalli ai moderni mezzi il cui titolo di viaggio è il biglietto Unico.

Quattro passi per la città
Il grande scienziato pisano Galileo Galilei, come tutti sanno fu condannato per aver sostenuto la teoria copernicana che vuole il sole al centro e la terra che si muove intorno. Ma chi era questo Galileo, con quale autorità declassava la terra costringendola a muoversi intorno al sole e non a stare ferma, immobile, al centro dell’universo secondo la teoria tolemaica, teoria accettata e condivisa dalla Chiesa? Ecco allora intervenire la Santa Inquisizione che, con “garbo e persuasione”, costrinse, pardon, convinse il settantenne scienziato a rinnegare la teoria di Copernico. Si narra che, dopo l’abiura, Galileo, sorto in piedi, abbia esclamato “Eppur si muove!”. E qualcosa si è mosso; la Chiesa, dopo aver a lungo meditato, qualche anno addietro ha riconosciuto le teorie di Galileo e lo ha riscattato. Meglio tardi che mai – forse avrebbe esclamato oggi lo scienziato - tanto si muove lo stesso!
Eppur si muove! Forse fu questa l’osservazione fatta, qualche secolo dopo, dallo scrittore Renato Fucini, anch’egli toscano, allorché visitò Napoli nel 1877. Il Fucini probabilmente si trovava a bordo di un “tramway” quando il suo sguardo fu attratto da una procace popolana vestita alla “Bella Hélène”. Ed ecco cosa annotò al riguardo nel suo libro “Napoli ad occhio nudo”: “una sottana solo aperta da cima a fondo su i fianchi da due strappi, dentro i quali l’occhio del curioso ha libero accesso in compagnia del maestrale che apre le cortine e del sole che compiacente illumina co’ suoi raggi la scena”. Questa volta, però, non era la terra a muoversi ma ….
Ed ancora, non pensate che i napoletani, abituati a vedere gli omnibus prima ed il tram a cavalli poi, non abbiano esclamato “Eppur si muove!” nel vedere una vettura spostarsi da sola in quel lontano 1899? Mi riferisco al tram elettrico introdotto sulle linee napoletane da una società belga, la “Societé Anonyme de Tramways Napolitaines”. Ed allora, visto che si muoveva, vediamo dove andava. Le prime due linee a trazione elettrica furono la Piazza Dante– Torretta e la Piazza Dante – San Martino (Vomero), entrambe con capolinea in Piazza Dante. Ma come si saliva al Vomero quando non c’era ancora il tram?
Prima che la Banca Tiberina individuasse nella collina napoletana la cosiddetta gallina dalle uova d’oro, il bucolico e profumato “Vommero sulitario” si presentava tranquillo e silenzioso e tale si mantenne per diversi anni e, come scrisse Matilde Serao, sappiamo che giungervi dalla città era un “profondo problema di dinamica”. Diciamo subito che il problema consisteva nell’ adoperare il “cavallo di San Francesco” oppure l’altrettanto francescano asinello. Stazioni di posta per “ciucciarielli” esistevano al
corso Vittorio Emanuele ed al Largo delle Pigne (odierna piazza Cavour). Il “ciucciaro” per modica spesa noleggiava le sue bestie a
 
 
Il tram elettrico nei pressi di San Martino in una foto d’epoca e biglietto coevo di prima classe per
la medesima linea. La vettura appartiene a quelle di prima dotazione ed è contrassegnata dal n 24 .
quanti volevano recarsi sull’altura. Il passeggero, pagato anticipatamente il costo della corsa, si lasciava trasportare dall’animale il quale, zoccolando lentamente, si arrampicava su per l’ Infrascata (oggi via Salvator Rosa) fino a raggiungere il Largo Antignano se appartenente alla posta delle Pigne, oppure percorreva l’appartata salita del Petraio, incassata tra orti e case, se partito dal corso Vittorio Emanuele. I pazienti asinelli, giunti a destinazione, scaricavano il passeggero e, in lenta processione, ritornavano alla stazione di partenza. Qui, legati ad una fontanella in ghisa o ad un palo, attendevano, tra mucchi d’erba, altri clienti.
Tornando al tram, le prime vetture a salire sul Vomero erano del tipo a “Giardiniera” cioè aperte. Il compartimento per i viaggiatori era separato dalle due piattaforme ed aveva sette panche allocate in modo trasverso. Due predellini in legno affiancavano la vettura sui lati lunghi e consentivano ai viaggiatori di salire a bordo ed al controllore di muoversi per espletare il proprio servizio. Allora la piattaforma anteriore e quella posteriore dei tram erano prive di vetrate ed anche se Don Liberato Bovio voleva convincere i napoletani che Napoli è “ ‘O Paese d’’o sole”, c’era sempre Salvatore Di Giacomo che, dal canto suo, ribatteva “Gesù, ma comme chiove”. E qualche volta a Napoli pioveva pure. Fu così che dopo un primo sciopero, sembra addirittura favoreggiato nientemeno che dal sindaco Del Carretto, forse per disaccordi con la Società esercente, si giunse all’ 8 settembre, sì ma del 1907! Eppur si muove! E questa volta a muoversi fu il corteo dei manifestanti. La protesta in questo giorno fu così massiccia che dovettero intervenire i militari per sostituire i “manuvratore ‘e tramme”. Lo sciopero aveva dato l’occasione ad alcune ricche signore di mettersi in mostra offrendosi esse stesse per la guida dei tram ed a questo gesto dell’alta società avevano risposto le Carmen delle manifatture tabacchi di Napoli le quali si erano autotassate per racimolare le paghe degli scioperanti. E così, mossa dopo mossa, siamo giunti al termine di queste note.
Un’ ultima cosa. Quando vi trovate a bordo di un tram nel traffico cittadino, sperate di dire: Eppur si muove!
Alla prossima.

Un caro saluto da nonno Nino e scusate d’’e chiacchiere.

(Antonio Gamboni)

 

L'archivio dei servizi precedenti:

02.03.05 - 1 - Omnes Omnibus, ovvero l'invenzione dell'acqua calda    20.03.05 - 2 - Quattro passi per la città
19.04.05 - 3 - O tempora, o mores    

 

 

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