Ab Omnibus ad Unicum - di nonno Nino
Piccole storie sui trasporti di Napoli che si riferiscono ad un arco di tempo che va dai
primi Omnibus a cavalli ai moderni mezzi il cui titolo di viaggio è il biglietto Unico.

Quattro passi per la città
Questa volta non andremo a spasso per la città ma ci soffermeremo su alcuni articoli di uno dei primi regolamenti tranviari. Lo stralcio cui faccio riferimento è stampato all’interno di un orario del 1914 che ho sotto mano e che la S.A.T.N. (Società Anonima dei Tramways Napoletani) dispensava agli utenti presso gli uffici di Napoli, via Torretta, 17, la famosa località dove faceva capolinea il tram che ispirerà una famosa canzone “’O tram d’’a Turretta”.
Il citato regolamento era articolato in due parti: la prima riguardante i divieti e la seconda le raccomandazioni. Vale a dire cose che non si devono fare e cose che è bene non fare, ricordatelo. Ritengo che quanto prescritto sia stato dettato dalle cattive abitudini dei viaggiatori, perché un buon comportamento non avrebbe richiesto divieto alcuno. Ciò detto, entriamo nei particolari.
Un primo articolo vietava di “rimanere nelle vetture quando il numero delle persone che le stesse possono regolarmente contenere, è raggiunto”. Dunque il passeggero che saliva in un tram non proprio vuoto doveva prima accertarsi della
Orario invernale stagione 1914/15 in cui è contenuto
parte del Regolamento esposto nell’articolo.
capienza del mezzo leggendo le famose targhette “posti in piedi” e “posti seduti”, poi contare le persone e concludere se proseguire la corsa o scendere. A dir il vero una soluzione c’era, quella di attaccarsi al tram, ma questa è un’altra storia, una storia che sarà dedicata ai figli di partenope. Ve la immaginate una tale prescrizione applicata ai moderni mezzi di trasporto pubblico urbano? Ma, avanti c’è posto, anzi, avanti con un altro divieto, quello “di rifiutarsi di pagare il prezzo del biglietto”che, si osservi bene, non dice sprovvisti di titolo di viaggio ma addirittura “rifiutarsi” di pagare il biglietto! Napoli, si sa, nei tempi cui facciamo riferimento, era rinomata per lo spirito allegro dei suoi abitanti e per le canzoni che però non potevano essere eseguite a bordo dei tram perché era vietato “di cantare e suonare nelle vetture”. Il gentile lettore (napoletano) può immaginare quanto da fare avrebbero oggi quei controllori per far rispettare il sonoro divieto specie sulle vetture della Circumvesuviana e della Metropolitana dove le ance delle fisarmoniche vibrano a tutta forza emettendo non sempre note in melodica successione. Ed ancora, e qui viene il bello, sì ma non il bello come fatto ma proprio il bello come il bel giovane al quale era “vietato fare atti o tenere propositi osceni nelle vetture”. In effetti si vietava agli intraprendenti di fare la cosiddetta “mano morta” che poi tanto morta non era visto che sapeva dove posizionarsi …. Ma facciamo finta di non aver visto e passiamo ad altro. A questo punto mi sia consentito togliere un primato al ministro Sirchia; pensate che era anche vietato “fumare nell’interno delle vetture chiuse”. E lo credo bene visto che “i viziosi” fumavano sigari toscani e pipe napoletane, quelle con la cannuccia ed il fornelletto in terracotta. E poiché il fumo immancabilmente portava a sputare, era anche “vietato sputare per terra”. E se qualcuno non sputava per terra ma dal finestrino e non faceva centro colpendo qualche malcapitato, il fatto era consentito o no? Non lo sappiamo e neppure ci interessa visto che non siamo noi i colpiti. Andiamo avanti. Oggi, il viaggiatore quando desidera ottenere una fermata che non sia obbligatoria, non ha da fare altro che pigiare il pulsante per la richiesta della stessa. Allora no, il buon napoletano aveva trovato un altro sistema: visto che il tram funziona con l’elettricità, io per fermarlo gliela tolgo. Ma come, direte voi. Semplice, avrebbe risposto lui; basta tirare la corda del trolley. Ecco perché una tale operazione era vietata dal regolamento.
Fin qui solo alcune delle cose che erano vietate, comportamenti che, in realtà, apportavano solo un danno economico alla Società mentre, come vedremo, non così era per le raccomandazioni. Ne cito una per tutte: “si raccomanda di salire o scendere dalle vetture nei punti di fermata, e sempre dalla parte opposta a quella dell’interbinario e quando la vettura è completamente ferma”. Quindi si “raccomandava” al passeggero di non rischiare la propria incolumità, non lo si vietava anche perché “La Società declina ogni responsabilità per le disgrazie che succedessero in seguito all’inosservanza delle disposizioni succitate”.
In conclusione caro passeggero: devi pagare il biglietto, non puoi prenderti lo spasso con il “defunto arto” e se sbagli a scendere sono cavoli tuoi. Ma un siffatto regolamento sarebbe oggi applicabile? O tempora, o mores! Ma che succede, sono rimasto al buio. Si vede che qualcuno ha tirato la corda del trolley.


Un caro saluto da nonno Nino e scusate d’’e chiacchiere.

(Antonio Gamboni)