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E'
il film con cui Vittorio De Sica, già popolare
interprete teatrale, esordisce come protagonista sullo
schermo, con i suoi personaggi simpatici e un po' spregiudicati,
disinvolti e galanti. Ma è anche il film con cui
si inaugura la serie di commedie dove Mario Camerini,
partendo da spunti sentimentali ed ironici, riusciva a
prendere le distanze sia dalla dimension "eroica"
della retorica amata dal regime, sia da quel tipo di commedia
ottimistica e artificiosa detta dei "telefoni bianchi".
Non a caso, "Gli Uomini, Che Mascalzoni ..."
ha per protagonisti persone di tutti i giorni: un autista,
una commessa, un tassista. E non a caso si ambienta in
una Milano reale, come mai fino ad allora si era visto
sugli schermi del cinema italiano, con la sua gente, i
suoi esterni ripresi sul posto anziché ricostruiti
in studio, il garage, la profumeria, il suo simbolo mercantile
(la Fiera).
La cosa non sfuggì al pubblico, che decretò
al film (e a De Sica) un successo straordinario, riconoscendogli
quella freschezza e quell'equilibrio che ne fanno uno
dei film più vivaci del cinema italiano degli anni
Trenta, pur nell'ambito raccolto delle piccole osservazioni
psicologiche e della sua semplicità raffinata.
Da notare che De Sica vi canta la celebre canzone "Parlami
D'Amore Mariù" di Bixio, destinata a diventare
popolarissima, ma il regista Camerini dovette imporre
a forza ai produttori, che la ritenevano "poco orecchiabile":
per poterla inserire nel film, dovette dire di aver già
girato la scena, e di non poterla più togliere.
Infine, una curiosità: Camerini ricorda che De
Sica era così magro, che dovette mettergli un po'
di bambagia nelle guance per rendergli il viso un po'
più pieno. (informazioni tratte dal risvolto della
videocassetta del film). |