UN LAKOTA A NAPOLI

 

In questa storia, al contrario delle precedenti, non ci sono tram e tranvieri che raccontano i loro amori, le loro amicizie o loro tradimenti e i mezzi su rotaie ci sono ma non sono protagonisti. Questa volta è il caso di un insolito ospite che giunse a Napoli proprio l’ anno scorso invitato dal rettore dell’ Orientale, facoltà universitaria tra le più importanti in Europa. Da questo incontro è nata una grande amicizia tra me, un gruppo Heavy Metal, il Professor Cervone (con il quale sono amico da anni) e il nostro ospite che conoscerete molto presto; amicizia a tutt’oggi  molto consolidata dalla semplicità che è in ognuno di noi.

A tempi la suddetta facoltà organizzò un seminario speciale per alcuni studenti che scelsero di seguire un particolare programma di studi riguardante il dialetto delle Nazioni pellerossa, in particolar modo dei Nativi delle Praterie.

Il Rettore affidò al docente e ricercatore dei dialetti e lingue meno note  del mondo Luigi Cervone la permanenza di questa persona che raggiungeva la città del Vesuvio il 26 marzo alle ore 18.

Era un giovane Lakota  del gruppo etnico degli Oglala (di cui faceva parte il molto più famoso Cavallo Pazzo).

L’ Università gli aveva riservato una stanza presso un B&B in via S. Biagio dei Librai.

Il prof. Cervone andò in aeroporto per prendere il ragazzo e portarlo al B&B. Era riconoscibilissimo essendo l’ unico che andava in giro con una giacca con le frange di pelle e con la cute un po’ più scura , era glabro  e come se non bastasse, portava una lunga e folta chioma di capelli neri e lisci divisi in due trecce che cadevano simmetricamente in avanti sino alla cintola.

Il professore si avvicinò al ragazzo e gli domandò con un perfetto inglese se fosse lui “Jack Tocca le Nuvole”*. Il ragazzo gli rispose dicendo una frase in dialetto Lakota: Mitakuye Oyasin  che significa “salute a te” ma poi continuò a comunicare in inglese affermando di essere appunto lui.

I due si spostarono da Capodichino con l’ auto del docente e si recarono in via S. Biagio dei Librai.

Più o meno si eran fatte poco più delle sette di sera. Il professor Cervone voleva portare il suo giovane ospite in una delle più ambite pizzerie di Napoli, ma il giovane volle rimandare la gustosa cena perché stanco dal viaggio e stravolto dal fuso orario. Il docente di buon grado rispettò il desiderio di Jack. L’appuntamento era previsto per l’ indomani del pomeriggio verso le 16 per la conoscenza con gli studenti interessati ad incontrarsi con questo inusuale giovane.

Il professor Luigi fece ritorno verso casa. Lui abita in via Pozzuoli quasi angolo con piazza Bagnoli. Per recarsi in Facoltà in genere ama prendere il tram che gli passa proprio sotto casa, specie da quando l’ azienda di trasporti ha acquistato 22 tram di costruzione molto recente con design moderno (i tranvieri li chiamano Sirio), ma per l’ occasione di quell’arrivo straordinario fece volentieri a meno  del mezzo pubblico. Ricordo che non era nella pelle da quando seppe che il Rettore gli diede l’ incarico di prendere Jack all’ aeroporto. Me ne parlò con un entusiasmo da bambino e quando me lo disse mi portò gioia. Il prof Luigi Cervone è un grande amico, ma torniamo a circa 12 mesi fa: il giorno dopo i due si incontrarono al B&B dove Jack era ospite e da lì si recarono all’ Orientale.

Il professor Luigi mi racconta ancora oggi la grande emozione che aveva sia lui che il giovane Jack Tocca le Nuvole; mentre gli studenti sembravano molto incuriositi dal conoscere uno dei discendenti dei grandi eroi del tardo 1800 statunitense.

Il seminario doveva durare 5 giorni e si basava su uno scambio culturale tra il popolo Italiano e quello Lakota oltre che imparare da entrambe le parti la lingua dell’ altro.

Il professor Cervone comunque raccomandava ai suoi studenti di non porre domande su guerre ed esperienze che il popolo di Jack visse nel trentennio storico pieno di battaglie e di stenti; ma che si limitassero solo nel chiedere qualsiasi cosa sul credo dei Lakota e sulle loro tradizioni. Egli temeva di urtare la sensibilità e una probabile suscettibilità di colui che riteneva suo gradito ospite. Tutto filò liscio, almeno come primo incontro, gli studenti seguirono i suggerimenti del professore e pare che Jack era anche divertito.

Ma non voglio parlare degl’ esiti del seminario; magari ne faccio un accenno alla fine di questa storia. I miei interessi nello specifico sono ben altri, anche se reputo giusto che tradizioni diverse abbiano l’ opportunità di un incontro, senza però soprapporsi l’ una su l’ altra, godendo il pieno rispetto reciproco.

Torniamo a questa esuberante storia: In quel periodo il Cervone mi volle invitare a cena e, oltre me, vi era anche il suo fantastico ospite, ormai divenuto suo amico. Fu una bell’esperienza anche perché l’ arredo stravagante della casa del Cervone fece da protagonista, incuriosì a tal punto l’ ormai nostro amico Sioux (termine alquanto errato per indicare gl’ indiani che sconfissero Custer) che volle visitare l’ appartamento:

La casa del professore è insolita dal punto di vista dei suoi gusti di arredo. Oserei descriverla: L’ abitazione è ubicata quasi ad angolo tra piazza Bagnoli e via Pozzuoli. L’ appartamento è grande ed ogni stanza è arredata a tema religioso: una stanza rappresenta, al modo di vedere del padrone di casa, le tre Religioni monoteiste: ci sono tre altarini, sul primo vi è a lato una Bibbia particolarmente ricamata in oro zecchino, dall’ altro lato c’è un Crocifisso in metallo e  affianco all’ altare il professore ha posizionato una grande candela con il simbolo della Santissima Trinità. Al lato, affianco della zona del Cristianesimo, c’ è un altro altare dove è posto il libro della legge della Torah (ossia la legge ebraica) e affianco ad esso vi è una Menoràh, il famosissimo candelabro a sette braccia. Inoltre, sempre posti sull’ altare vi sono cinque pergamene arrotolate che rappresentano il Pentatèuco (appunto: 5 astucci).

Al terzo lato, di fronte alla zona ebraica, c’è uno strano mobile che da l’ idea della forma della Mecca  e varie Sure del Corano appese al muro.

In un’ altra stanza vi sono altri libri importanti: Vi è un libro “ VEDA” per i credenti Indù e un “TIPITAKA” per i seguaci di Buddha.

Con questa visita a Napoli da oltre Oceano, il professore adesso ha parecchie nozioni su alcune religioni o tradizioni più importanti provenienti dal famoso Ovest e dunque avrebbe avuto materiale per adornare una terza stanza; che strano soggetto… la cosa che mi ha sempre sbigottito è che è di una fede cristiana molto consolidata. In quell’occasione della cena, parlammo molto di filosofie di ogni provenienza e dogmi cristiani e del Grande Essere, che i Lakota venerano, forgiatore delle acque e della terra e di tutto ciò che è stato donato all’ uomo. I Lakota lo chiamano Wakan Tanka.

La deliziosa serata volse al termine. Il professore mi chiese la cortesia di accompagnare Jack in albergo, gli dissi che ero sprovvisto di mezzo proprio: “potete prendere il tram – mi suggerì- non è molto tardi e ci sono ancora corse. Appena ne passa uno che va al Dazio, voi scendete in modo che lo prendete quando ripassa per andare verso il centro!”

Fu provvidenziale, passarono dieci minuti che si sentì sferragliare un tram diretto al capolinea non più lontano di 500 metri da casa del professore; era uno di quei tram nuovi.

Scendemmo, raggiungemmo la palina della fermata e appena arrivò il tram, salimmo.

I pochi viaggiatori ci guardarono incuriositi dal “tipo strano” che era con me (non che io sia da meno: porto anch’ io i capelli lunghi). Arrivammo sino a piazza Municipio e gli suggerii di scendere per farci una camminata sino al B&B, Jack acconsentì.

L’ indomani era il terzo giorno di quella esperienza, gli dissi che non ci saremmo visti per degl’ impegni familiari, avevo una cena a Varcaturo e non potevo mancare(… uffa!!!).

Il quarto giorno mi sentii per telefono con il professore per dirgli se voleva venire ad un concerto, portando ovviamente anche Jack, al Pinterrè (un pub nella zona de la  Riviera di Chiaia) .  C’ era un gruppo metal napoletano, i Clinicamente Morti. L’ invito fu accolto con molto entusiasmo. In verità il professore volle portare Jack ad uno spettacolo teatrale ma ci pensò bene, infondo Jack non conosceva l’ italiano, in quei giorni aveva imparato qualcosa ma di sicuro non poteva assolutamente comprende il teatro napoletano per quanto affascinante sia. Il professore gli disse dell’ alternativa di musica metal e il pellerossa gradì molto l’ idea di un concerto di quel genere musicale. Infatti lui è un fan dei WASP, dei Metallica, degli Slayer e di altre bands statunitensi.

Giunse la sera del concerto. Jack per l’ occasione venne con i capelli sciolti: quanto erano lunghi (lì ha ancora così, tramite mail  ha spedito sia a me che al professore delle sue foto molto recenti)!!! Sono lisci, spessi, lucidi e folti. Ci spiegò che la capigliatura era simbolo di bellezza al contrario dei suoi antichi ed ex nemici di un tempo che si radevano il capo lasciando solo una riga al centro di capelli. I Punk hanno spudoratamente copiato il taglio dei capelli dai Panwee.

Il concerto dei CM ci divertì molto. Siccome sono dei miei cari amici, dopo che smontarono la strumentazione e la portarono nelle loro auto, si sedettero al nostro tavolo; presentai i miei amici musicisti al professore e a Jack. I ragazzi del gruppo furono felicissimi di conoscere un rappresentante di una Nazione così seguita. Si parlò tanto, ognuno di noi raccontò un po’ di se e i CM  ne approfittarono per parlar di loro e donarono il loro ultimo cd (Obitorio) sia al professore che a Jack. Il pellerossa si dispiacque molto perché non aveva nulla per contraccambiare, gli consigliai di spedire loro qualcosa  una volta rientrato in patria. Accolse il suggerimento.           

Iniziò Giovanni, il batterista:

Egli abita a Fuorigrotta, in via Cumana nei pressi del deposito tranviario dello stesso quartiere.

Giovanni è un ragazzo che proviene da una buona famiglia, famiglia molto osservante della morale cristiana: ogni domenica i suoi vanno a messa,  si interessano alle varie problematiche sia pastorali che di economato della loro parrocchia  e, grazie alla sorella diplomata presso il conservatorio in pianoforte presso il S. Pietro a Maiella, si occupano anche del coro. Giovanni, per sua scelta, non segue però l’ esempio di vita della propria famiglia e con Jack di questo, durante l’ anno che è passato da quell’ incontro ha affrontato molto l’ argomento tramite posta elettronica; Jack è religioso e sta intraprendendo la strada per diventare un Uomo di Medicina che equivale ad un nostro sacerdote.

Giovanni invece si definisce un anticlericale alquanto estremo. La cosa bella è che non è avverso ai suoi genitori  quando  discute sugl’ eventi storici ed attuali della Romana Chiesa, non c’ è litigio. Una forte cultura che vige da entrambe le parti equilibra le discussioni in proposito. Personalmente posso testimoniarlo perché ho assistito più di una volta quando hanno affrontato tali problematiche.

I suoi genitori pregano per lui e, strano a dirsi, sono felici del progetto musicale del figlio.

Suo padre è un tranviere e passa spesso sotto casa sua quando è in servizio sulla linea 2 (Poggioreale-  piazza GB Marino).

Nel loro condominio abita un ex portiere del Napoli campione d’ Italia negl’ anni di Maradona… si dice su questa persona che prendeva il tram per raggiungere i suoi compagni di squadra per presenziare alle partite giocate in casa. Lo stadio s. Paolo è a poche centinaia di metri dal palazzo dove abita Giovanni.

Carlo è il bassista dei Clinicamente Morti… accidenti a lui come cacchio suona!!! Vive in via Epomeo a Soccavo , da casa sua si vede il famoso monte dell’ isola di Ischia, infatti la via prende il nome proprio perché da lì nelle giornate di tramontana è visibile il monte Epomeo.

Carlo è  l’ unico vegetariano della band. Non sopporta il calcio ed ha gusti musicali cervelloticamente opposti: in casa ha, al completo, la discografia intera dei New Trolls e degl’ Homo Sapiens… tutto in vinile, oltre ai Carpathian Forest, Old Man’ s Child, Tools ed altri gruppi di estremo metal.

In casa di Carlo succede nettamente il contrario rispetto alla famiglia di Giovanni: lui è il religioso di casa. Prega molto ed ogni dì snocciola il Rosario; durante le sue preghiere si mette come sotto fondo artisti come Tom Waits o i Marduck e se è proprio ispirato ascolta gli Osanna.

E’ fortemente innamorato di Marina una ragazza di Torre del Greco, una bellissima dark amante (e forse seguace) della filosofia degl’ alchimisti  praghesi, amante anche del Noir francese; a lei piacciono molto gli attori Jean Gabin e Jean Paul Belmondo.  Lui spera  di essere ricambiato ma lei gioca ad un crudele tira e molla e Carlo ci capisce sempre meno (in verità mi associo alla sua incomprensione), anche se è molto esplicito nel dirle cosa prova per lei.

Gabriele e Salvatore sono due fratelli, vivono a Pianura su via Marano Pianura. Sono i due chitarristi dei Clinicamente Morti. Hanno una forte attinenza e affiatamento. La loro collaborazione musicale giova molto al gruppo.

La loro croce è tornare a casa ogni volta che finiscono le prove a tarda sera. Entrambi non hanno la patente e raggiungere via Marano Pianura intorno le 11 di sera è quasi una tragedia.

E’ comprensibile dal fatto che il gruppo prova a casa di Nico la voce della band, in uno scantinato del immenso appartamento ottocentesco. Nico abita nella breve via Calabritto.

E’ il benestante dei C. M. ma è molto umile, è un’ anima esuberante, molto estroverso e si fa voler bene. Lui è un ottimo front man, quando sale sul palco diviene la colona portante, il punto di riferimento scenico. E’ consapevole che se non ci fosse alle sue spalle un organico  musicale di tale portata non farebbe ciò che sul palco fa: il matto, per questo è riconoscente verso i suoi colleghi della band.

Negl’ ultimi periodi stanno sempre meno a Napoli; so che sono in giro per l’ Italia e che probabilmente verranno chiamati per un festival metal al livello europeo che si tiene in Germania: al Wacken. E’ un ottimo trampolino di lancio. Auguro loro tutta la fortuna.

Tornando a quella notte, nel parlare, non ci accorgemmo che si fecero le quattro del mattino e tra qualche ora noi tre dovevamo raggiungere i rispettivi posti di lavoro.

Il giorno dopo era l’ ultimo destinato al famoso seminario presso l’ Orientale. Jack Tocca le Nuvole (ha questo nome perché è alto 1 metro e 93 centimetri) fu commosso per l’ ospitalità ricevuta sia dagli studenti che da noi. Era contento di aver conosciuto i CM.

Il seminario andò benissimo, ci fu uno scambio culturale molto profondo, Jack iniziò a conoscere l’ abc della lingua italiana mentre gli studenti appresero molte cose sulla storia Lakota e sui riti di quel fantastico popolo. Spiegò ai ragazzi italiani che era un iniziato per diventare Uomo di Medicina. Raccontò inoltre una cosa che per noi europei è agghiacciante: appena avrebbe raggiunto gli Stati Uniti si doveva preparare ad uno dei più importanti e dolorosi  riti per il suo futuro cammino spirituale; si doveva far appendere dai pettorali, tramite degli ossi acuminati e rimanere sospeso per  un paio di ore. Questo era il momento più ardito ed era preceduto da vari iter preparativi. Ma lui scelse e credo che adesso sia affiancato da un anziano- guida con più esperienza in modo che impari bene per poter diventare ciò che ha scelto di essere: il Sakem della comunità.

Jack aveva l’ aereo che lo riportava a casa alle 11 del mattino del sesto giorno della sua permanenza a Napoli, lo accompagnammo tutti: io, il docente Luigi Cervone e i C. M.

Fu un saluto che ha strappato qualche lacrima; è nata davvero una grande amicizia. Non  so se Jack tornerà mai in Italia e chissà se lo rivedremo ancora, lui ci scrive sempre di far appello al Grande Essere, se non ci vediamo su questa terra non ha importanza perché ci rivedremo sulla Terra Celeste.

Il professore essendo un’ anima impetuosa si farà un viaggio da quelle parti… se potessi lo farei anch’ io.

 

Alessandro Cervarich

* Nel famoso trentennio delle guerre indiane (1860/90), Tocca le Nuvole è davvero esistito.

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