Mondo Tram
Breve storia delle Peter Witt di Napoli
di Augusto Cracco


Nacquero nelle Officine Ferroviarie Meridionali del Vasto le 106 vetture che, riprendendo lo stile originale americano, furono costruite in momenti diversi per soddisfare una sempre crescente domanda di trasporto da parte della città di Napoli, e anche per trasportare un consistente numero di viaggiatori impiegando una sola vettura e non una due assi con rimorchio che, tra l’altro, richiedeva l’impiego di tre agenti (considerando il manovratore e due fattorini) contro due soli uomini dei nuovissimi tram. (foto 1)

Le prime due, numerate 901-902 con cassa in duralluminio, e poi altre quattro, 903-906, erano allestite con porta centrale per la discesa, e anteriore per la salita, con uno schema definito “urbano”, e furono impiegate inizialmente sulla linea 3 che era l’unica per conformazione a potere accogliere vetture di quelle dimensioni. Le sei vetture furono presentate all’inizio degli anni ’30 in via Partenope, su un binario che di lì a poco sarebbe caduto in disuso e poi rimosso. (foto 2)

Le successive vetture di serie 951-1010, con allestimento “interurbano” con porte estreme, furono consegnate nel 1934. I tram che completavano la serie, 1011-1050, furono messi in servizio nel 1935. Alcune vetture raggiunsero le urbane al deposito Reclusorio, mentre le altre furono assegnate a San Giovanni che le impiegava sulle linee vesuviane 53, 54 e 55.

Durante la guerra andarono perdute 953 e 1034, e per eliminare i buchi di numerazione 1049 diventò 953 e 1050 divenne 1034.

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Nel dopoguerra le 901-906 furono trasformate diventando anch’esse “interurbane” e assumendo i numeri 1049-1054. Nel 1951 furono ricostruite quasi tutte le vetture, (foto 3), la maggior parte delle quali montavano nuovi musetti aerodinamici (tipo Meridionale) (foto 4), mentre le altre, che rimanevano col muso piatto (tipo Officina) divennero quasi tutte a due fanali. (foto 5). Negli anni ’50 si sperimentò con successo la demotorizzazione di diverse vetture che divennero rimorchi, (foto 6), esperimento che durò fino al 1976, anno in cui si ricostruirono con una nuova cassa (foto 7) (e prima ancora erano iniziate le riverniciature in arancio ministeriale, foto 8) prima 11 vetture e poi altre 61 in maniera un po’ differente. Una di queste, la 969, (foto 9), fu restaurata direttamente nel deposito Fuorigrotta dallo staff coordinato dal sig. Orefice con un aspetto ibrido, con la cassa somigliante alla ricostruzione 1^ serie, e il tetto tipo Meridionale. Nel frattempo, 1967, erano state alienate 14 vetture di 25 inizialmente previste.(foto 10)
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In concomitanza con il terremoto del 1980, che segnò la fine dell’esercizio del deposito Fuorigrotta, che tuttora resta senza destinazione definita, vennero alienate le 15 motrici non ricostruite, (foto 11), dodici delle quali demolite nel 1998, mentre 961, 1004 e 1029 sono state preservate a scopo museale. Nel 1990 992, 1000, 1003 e 1028 furono ricolorate nella livrea LTR bianco con bande blu, per esercitare la “Lineamare” San Giovanni-Bagnoli in occasione dei mondiali di calcio, (foto 12) quasi a surrogare la mai (finora) inaugurata linea veloce, oggi Linea 6. Nel 1994 alcune vetture vengono pellicolate per la pubblicità integrale. (foto 13). Le ultime modifiche, fra le tante subite dalle Peter Witt in più di 70 anni di storia, riguardano la installazione del pantografo monobraccio in luogo del trolley ad asta e rotella (con conseguente abolizione dell’arganetto posteriore), dell’impianto di ventilazione forzata e del telecontrollo, nonché del ritornare in auge delle portine in legno lucidato in luogo di quelle metalliche, oltre ad altre modifiche tese ad adeguarle ai nuovi standard di sicurezza a proposito di frenatura, ed altre modifiche tecniche. (foto 14)
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La 1029, vero e proprio ponte fra passato e futuro, è in restauro presso le officine ANM di San Giovanni, dove la passione delle maestranze locali la stanno riportando all’antico splendore, (foto 15), con la sola, necessaria, variante del pantografo che, però, le consentirà di tornare a circolare e a noi di sognare, vedendo di nuovo il suo musetto aerodinamico sfilare sulle rotaie napoletane che, nel mentre, ci auguriamo diventino sempre più lunghe.

Di seguito si riportano le tabelle relative alle numerazioni e alle ricostruzioni, tratte da “Storia dei Trasporti Urbani di Napoli”, volume 2°, di Bevere, Chiaro e Cozzolino, editore Calosci-Cortona, 1999, con gli aggiornamenti relativi agli accantonamenti e alle demolizioni. (lista 1, 2 e 3)
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